L’antica dimora – il Palazzetto, come Bruschi la chiamava – divenne il luogo di incontri culturali, di avvenimenti mondani, il salotto della Fiera Antiquaria. Ma anche il quotidiano rifugio, il luogo definitivo degli affetti. In questi anni Bruschi dette vita alla Casa Museo, mostrata ai suoi ospiti con orgoglio e con partecipata identificazione. Fu subito un posto esclusivo, fortemente suggestivo, un luogo delle meraviglie dove la sua concezione culturale dell’antiquariato trovò espressione significativa e duratura.
Maturata definitivamente la scelta di risiedere ad Arezzo, nel ’58 aprì la sua bottega antiquaria in Piazza San Francesco, dove inaugurò l’attività vendendo gli arredi di Villa Terrosi Vagnoli a Cetona, e che diverrà nel volgere di pochi anni un luogo celebre, di frequentazioni internazionali, che Ivan, come lo chiamavano affettuosamente i vecchi aretini, trasformerà nel cuore pulsante della Fiera Antiquaria.
Furono gli anni del successo, un periodo di grande impegno, in cui si moltiplicarono i viaggi alla scoperta di nuove culture e dove il sogno di una vita si trasformò in realtà: Ivan Bruschi dette vita e forma all’intuizione che forse lo animava da sempre, che meglio traduceva il connubio tra l’amore per l’antiquariato e per l’arte e quello per la sua città. Nel 1968 nasceva la Fiera Antiquaria, la prima manifestazione del genere in Italia ed ancora oggi la più grande a distanza di tanti anni trascorsi senza alcuna interruzione nella fitta cadenza mensile tra un’edizione e l’altra. Un appuntamento importante per gli appassionati del settore, di forte rilievo economico, di indubbia valenza sociale per la vita del centro storico di Arezzo, tanto da innervare la vita della città, producendo un indotto anche di valenza culturale di autentico spessore. La scommessa ai più parve incredibile in quegli anni in cui il centro storico dell’antica città ghibellina subì pesantemente l’abbandono per la migrazione delle attività e dei cittadini verso i nuovi quartieri costruiti a valle, oltre le antiche mura. Fu forse il trasferimento del mercato delle erbe dalla medievale e bellissima Piazza Grande a segnare la misura oltre la quale Bruschi si sentì impegnato ad intervenire. E la Fiera Antiquaria si è dimostrata la risposta più efficace, nonostante le tante difficoltà incontrate, per il rilancio della parte più bella e più a rischio dell’amata Arezzo. L’idea gli era venuta nel corso di uno dei suoi viaggi a Londra, dove Bruschi rimase colpito dal mercato di Portobello.
Grazie al prestigio di cui ha sempre goduto nel settore dell’antiquariato, alla sua affermata professionalità e ai suoi vasti rapporti, la Fiera Antiquaria di Arezzo divenne realtà, occupando proprio lo scenario suggestivo di Piazza Grande, quasi a colmare il vuoto, fisico ed esistenziale, creato dal trasferimento del secolare mercato delle erbe. Confortato dal crescente successo della Fiera Antiquaria, Bruschi promosse anche una serie di eventi che richiamarono l’attenzione del pubblico italiano e internazionale, consolidando il mercato di Arezzo come il primo d’Italia.
La Fiera rese celebre la città, visitata da personalità della grande politica e delle istituzioni, del mondo dello spettacolo, della cultura; l’antiquariato si avviò a divenire una componente non effimera delle attività economiche di Arezzo e portò linfa vitale negli antichi fondaci del centro storico, che si riaprirono di nuovo alle botteghe e agli artigiani, al progressivo rifiorire dei negozi.
L’affermazione della Fiera convinse definitivamente Bruschi a trasformare l’antiquariato in un’attività significativa per l’economia dell’intero territorio. Divenne così il promotore di importanti mostre organizzate nelle varie città della provincia, tra cui va ricordata La Mostra-Mercato Nazionale del Mobile Antico di Cortona, una delle manifestazioni ancora oggi più importanti del settore.
Un fervore di iniziative che gli derivavano anche dall’essere cresciuto in una famiglia in cui la passione per l’antiquariato e gli oggetti d’arte fu davvero molto forte e informava di sé l’attività principale del padre Pietro e del fratello maggiore, mercanti di mobili antichi.
Rimaneva l’ultimo traguardo. Giunto al termine della vita, ormai malato da anni, Bruschi consegnò le proprie volontà ad un testamento pubblico dove istituì la Fondazione Ivan Bruschi, nominandola erede delle proprie fortune, affinché proseguisse, in forme diverse, la sua opera.
L’8 dicembre 1996 Ivan Bruschi chiuse gli occhi sulle vicende del mondo nel piano alto del Palazzo del Capitano del Popolo, che la Fondazione ha restaurato con i suoi tesori ed aperto al pubblico.
Opere d’arte, oggetti d’antiquariato, stati d’animo ancora oggi rendono viva la presenza di Bruschi in quelle antiche stanze che egli tanto amò e dove ogni mese giunge dalle strade vicine il vociare operoso e vivace della sua Fiera Antiquaria.
The life of Ivan Bruschi
The biography of Ivan Bruschi, founder of the antique fair
Ivan Bruschi was the last of six children, born in Castiglion Fibocchi, 22 september 1920. During university, he met and spent time with the well-known art critic Roberto Longhi, who influenced his cultural and aesthetic view. Bruschi first started professing as an antiquarian with his brother, who owned an Art Gallery in Florence. Their mother’s death in 1956 and their father’s death occurred ten years later, caused a sudden change in Ivan’s life, who came back to live in Arezzo with his sister Dina in the antique Palazzo del Capitano del Popolo. Owned by the family since the early 1900s and partly destroyed by the bombing attack of the 1943. In the early 60’s, Bruschi’s particularly attached to his childhood home, only a few steps away from Piazza Grande, took charge of its restauration that brought it back to life from the ruins of the war, after having extinguished a long-term debt.
The antique dwelling, il Palazzetto, as Bruschi called it, became the meeting place of cultural meetings and social events, the meeting place for the antique fair, as well as the daily refuge, a sentimental place. During these years, Bruschi opened the Casa Museo, presented to his guests with proudness and with evident self-identification. It suddenly became a highly suggestive place. A place of wonders where his cultural conception for antiques found a significant and permanent expression.
Having decided to set foot in Arezzo permanently, in 1958 Bruschi opened an antique shop in Piazza San Francesco. At the inauguration of the shop, he first started to sell the furniture of Villa Terrosi Vagnoli in Cetona. In a few years’ time, it became a well-known place, frequented by international guests. A place which Ivan, as the Aretini friendly called him, made the heart of the antique fair. These were the years of success, a period of strong diligence, where the travels to discover new cultures increased and where the life dream came true. Ivan Bruschi gave life and shape to that intuition which perhaps had always inspired him, which like no others could better translate the bond between love for antiques, for art and for his city. The Antique fair was born in 1968, and it was the very first exhibition of his kind in Italy and nowadays is still the biggest. An important appointment for the antiques enthusiasts, that has a strong economic impact, and undoubtedly with an authentic social and cultural value for the historic city center of Arezzo. Such bet, lost from start, seemed for many, as in these years the historic city center of the antique Ghibelline city faced to the migration of the business and of the Aretini to the new neighborhoods built outside the walls. It was perhaps due to the relocation of the herb market that moved out from the beautiful mediaeval Piazza Grande to determine the step, which Bruschi felt keen to take. Despite difficulties, the antique fair demonstrated to be the most efficient answer, to enhance the most beautiful and hidden area of the loving Arezzo. The idea came up, during one of his travels, in London, where Bruschi remained fascinated by the Portobello market.
Thanks to the prestige, to its well-known professionalism, and to the its vast connections that the antique fair of Arezzo has always had in the antiques field, it became reality by occupying the suggestive scenario of Piazza Grande, almost to fill the physique and existential emptiness, created by the relocation of the secular herbs market. Comforted by the rising success of the antique fair, Bruschi also promoted a series of events, which caught the attention of the Italian and of the International public, so placing the market of Arezzo in the first position. The fair gave celebrity to the city, visited by personalities of the politic and institutions, of the show business and culture. The antique trade started to become an essential economic business for the old stores of the historic city center, which opened again to the new increasing shops and to artisans.
The success of the fair definitely made Bruschi transform the antique trade in a significant business for the entire economic territory. Thus, he became the promoter of important exhibitions organized in various cities of the province, such as the Mostra-Mercato Nazionale del Mobile Antico di Cortona, which is still today one of the most important exhibitions of the antiques field. Plenty of initiatives also came from the family environment he grew up in, where the passion for antiques and art objects was very strong, due to the main business activity of his father Pietro and of his older brother, merchants of antique furniture. There was one last aim to accomplish. In the last period of his life, Bruschi, who had been ill for several years, made a will where named the Fondazione Ivan Bruschi, hereditary of his fortunes, in order to continue its business.
In 1996, Ivan Bruschi passed away by closing his eyes to the world events, in the top floor of the Palazzo del Capitano del Popolo, which the Fondazione restored with its treasures and opened it to the public. Nowadays, the pieces of art, the antiques and personal feelings still keep alive the presence of Bruschi, in those antique rooms, which he intensively loved and where every month from the nearby streets the voices of his antique fair come through.